ARCHIVIO ASTRONEWS:
aprile 2009 |
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29
APRILE
2009:
Un software tutto
italiano per i detriti spaziali

Quasi 200 mila righe di programmazione:
è l’algoritmo che l’Agenzia Spaziale Europea userà per prevedere e
quindi evitare le collisioni tra satelliti e rottami spaziali
vaganti in orbita. Ad elaborare il nuovo software contro il
pericoloso “flipper” spaziale è stato Andrea Milani Comparetti con
il suo gruppo di meccanica celeste al Dipartimento di matematica
dell’Università di Pisa. Che ce ne sia bisogno è dimostrato dalla
recente collisione tra due satelliti, uno russo (Cosmos 2251) e uno
americano (l’“Iridium 33”), e dai numerosi piccoli incidenti già
subiti dallo Shuttle e dalla Stazione spaziale internazionale.
Il progetto è stato assegnato dall’Esa
al gruppo di Andrea Milani due anni fa ed è stato presentato alla
conferenza sui rottami spaziali conclusasi il 2 aprile a Darmstadt,
vicino a Francoforte. Il nuovo algoritmo e il relativo sistema
automatico di calcolo delle orbite sono stati messi alla prova per
un anno con i dati provenienti dal telescopio di Tenerife dell’Esa.
Sedici mesi sono stati sufficienti per ottenere i primi risultati,
anche perché si è utilizzato come base di partenza un precedente
software già sviluppato per prevedere l’impatto con la Terra di
asteroidi.
I detriti spaziali che
orbitano intorno alla Terra sono ormai milioni: circa novemila
quelli con dimensioni superiori ai 10 centimetri di diametro,
attorno ai 100 mila quelli tra 1 e 10 centimetri, mentre i più
piccoli raggiungono probabilmente le decine di milioni. Si tratta,
soprattutto, di parti di satelliti ormai fuori servizio, di pezzi
degli stadi finali dei missili che li hanno portati in orbita, di
vecchi serbatoi, ma anche di bulloni, guarnizioni o rottami prodotti
da collisioni.
“Per provocare un danno
ad un satellite basta un detrito con un diametro di 5/10 centimetri,
per distruggerlo ne basta uno di 20 – spiega Andrea Milani – Noi
oggi in realtà non conosciamo la maggior parte dei proiettili che
possono distruggere un satellite anche perché gli oggetti che
riusciamo a vedere superano i 50 centimetri di diametro ”.
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28
APRILE
2009:
"Giornata di Astronomia
per Ragazzi" Scuola Media 2° polo "Dante Alighieri" di Casarano

Organizzata
dall'A.S.L.A.
Associazione Astronomica "San Lorenzo"
In
collaborazione con il C.R.A. Centro Ricerche Astronomiche "Isaac Newton"
di Lecce
Con
il patrocinio della Scuola Media 2° Polo "Dante Alighieri" Casarano (Le)
l'A.S.L.A.,
sempre con la collaborazione del C.R.A. di Lecce, dedica un'intera
giornata didattica di divulgazione rivolta ai circa 200 ragazzi delle
classi 1^, 2^ e 3^ media.
Ecco quale sarà il nostro
programma:
Una lezione generale di
geografia astronomica nella mattinata presso l'auditorium comunale di
Casarano, con l’ausilio di filmati ed immagini proiettate tutte
originali;
Osservazione del sole e sue
(eventuali) macchie solari con telescopi dotati di apposito filtro,
(sempre nella stessa mattinata);
Osservazione serale, presso
l'istituto comprensivo, con telescopi, di pianeti e oggetti celesti.
Approfondimenti su richiesta dei
docenti.
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20
APRILE
2009:
Scoperta una 2^ Terra un pò più calda

Il clamoroso annuncio
viene dall’Eso,
l’Osservatorio australe
europeo: intorno alla
stella Gliese 581 orbita
un pianeta roccioso che
ha probabilmente una
massa soltanto doppia di
quella terrestre. Nel
corso della ricerca è
stata anche ridefinita
l’orbita di un altro
pianeta già conosciuto
della stessa stella,
Gliese 581d, e risulta
che questo pianeta si
trova nella regione
“abitabile”, cioè a una
distanza dal suo sole
che permette l’esistenza
di acqua allo stato
liquido.
Il nuovo pianeta,
indicato come “Gliese
581e”, è stato
individuato con
ragionevole certezza
dopo più di quattro anni
di ricerche con lo
spettrografo Harps
collegato al telescopio
da 3,6 metri di La
Silla, sulle Ande del
Cile.
Qualche particolare.
Gliese 581 è una stella
della costellazione
della Libra (Bilancia) a
20,5 anni luce da noi.
Con una massa stimata di
1,9 Terre è il pianeta
più “leggero” che finora
sia stato scoperto.
Quello di Gliese 581 ci
appare come una vera e
propria replica del
nostro sistema solare.
Sono infatti quattro i
pianeti finora noti. In
ordine di distanza
questi pianeti e in
unità di massa terrestre
hanno masse di 1,9
(pianeta e), 16 (b), 5
(c) e 7 (d) masse
terrestri.
E’ la prima volta che
gli astronomi riescono a
scoprire pianeti con
caratteristiche così
vicine a quelle di un
pianeta in grado di
ospitare la vita. Se si
potessero unire in un
solo oggetto la piccola
massa di Gliese 581e e
la temperatura di Gliese
581d, avremmo una copia
quasi fedele della
Terra. Purtroppo il
piccolo pianeta roccioso
è invece troppo vicino
alla sua stella, intorno
alla quale orbita in
appena 3 giorni e due
ore. Per essere precisi,
quindi, il grido
dovrebbe essere: “Quasi
Terra!”.
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20
APRILE
2009:
Dalla Cassini novità su
Saturno
La sonda Cassini
in orbita
intorno a
Saturno non
finisce mai di
stupirci!

In altri articoli ho già parlato del fatto che Saturno in questo periodo si trova in una posizione particolare della sua orbita intorno al Sole, in vicinanza dei nodi della sua orbita e cioè nel periodo del suo anno corrispondente ad un equinozio: il suo piano orbitale si presenta quasi di taglio rispetto al Sole e questo fatto comporta delle scoperte assolutamente inedite, causate dal gioco di ombre proiettate da anelli e satelliti su… anelli e satelliti!
In questi ultimi giorni gli occhi elettronici della sonda Cassini sono stati diretti verso gli anelli, e che cosa si è trovato? Che anche gli anelli stessi, le parti di detriti e ghiaccio che li compongono, proiettano ombra su altre parti di anello!! E’ questa una scoperta assolutamente incredibile soprattutto perché, al di là di averlo potuto ipotizzare, non ne era mai stata ottenuta prova fotografica.
Nella foto
sopra, vediamo
delle bellissime
ombre
frastagliate
proiettarsi sul
chiaro degli
anelli appena
più vicini a
Saturno e a
breve distanza
dagli anelli
eclissanti. Nel
particolare
vediamo
centinaia e
centinaia di
picchi d’ombra
stagliarsi su
altri anelli: ad
ognuno di questi
picchi
corrisponde un
corpo roccioso
più grande di
altri vicini e
non altrimenti
distinguibile!
Davvero una
meraviglia!

L’altra foto che voglio presentare invece (a fianco) riguarda apparentemente un’ennesima foto dell’ombra di un satellite sugli anelli: stupenda comunque! Ma subito dopo un’altra foto ha fatto sobbalzare gli scienziati dalle loro sedie, presentando un’ennesima sorpresa. Provate a paragonare le due foto: notata la differenza?
Mentre nella prima delle due l’ombra del satellite è un’ellissi allungata e netta, nell’altra foto l’ombra è evidentemente frastagliata!
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16
APRILE
2009:
"Tranquillity", il nodo
3 della ISS
Lascerà Torino per il Kennedy Space Center della
NASA a metà maggio

Un omaggio alla
missione Apollo 11 a
40 anni dallo sbarco
sulla Luna: il terzo
e ultimo modulo di
interconnessione, il
“Nodo 3”, della
Stazione Spaziale
Internazionale è
stato battezzato “Tranquillity”.
Proprio come il
“Mare della
Tranquillità”
toccato da Neil
Armstrong il 20
luglio del 1969. Il
nome è stato scelto
dalla NASA dopo un
concorso cui hanno
partecipato oltre un
milione di persone,
per ricordare sia
l’esplorazione
lunare sia “lo
spirito di
cooperazione
internazionale
legata alla stazione
spaziale” ha
spiegato
l'amministratore per
le Operazioni
spaziali della NASA
Bill Gerstenmaier.
Il Nodo 3 condivide lo stesso impianto progettuale del Nodo 2, portato sulla ISS durante la missione che ha visto protagonista Paolo Nespoli nell'autunno del 2007. Esattamente come il secondo, anche il terzo Nodo è stato in gran parte costruito in Italia, negli stabilimenti di Torino di Thales Alenia Space. I due moduli si assomigliano molto, ma il Nodo3, a differenza degli altri, è provvisto di una spettacolare cupola panoramica con sei finestre trapezoidali intorno e una circolare al centro. La cupola permetterà in particolare agli astronauti di osservare il braccio robotico della ISS guidandone al meglio le operazioni.Il trasferimento per il Kennedy Space Center di Cape Canaveral, in Florida, è programmato per metà maggio. Mentre la missione dello Shuttle Endeavour Sts-130 che porterà fisicamente il Nodo3 in orbita per l’aggancio alla ISS, prevista a dicembre, potrebbe slittare in avanti fino a febbraio 2010.
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14
APRILE
2009:
Là dove comincia lo
spazio
Il confine
fra
atmosfera e
spazio
esterno si
trova a 118
chilometri
di quota, in
una regione
troppo alta
per essere
studiata con
palloni
sonda e
troppo bassa
per i
stelliti

Un gruppo di ricercatori
dell'Università
di Calgary, in Canada, ha messo a punto uno strumento che
ha permesso di tracciare con accuratezza i punti di transizione fra
l'atmosfera terrestre e lo spazio esterno, là dove i venti della più
alta atmosfera lasciano il posto a violenti flussi di particelle
cariche. Il confine fra la nostra atmosfera e lo spazio esterno si
colloca per la precisione a 118 chilometri di quota.
Lo strumento - chiamato Supra-Thermal Ion Imager, e costato
quasi mezzo milione di dollari - era stato lanciato nel gennaio
2007, a bordo del razzo JOULE-II ed ha viaggiato a 200 chilometri di
altitudine, spostandosi più volte attraverso la linea di confine fra
atmosfera e spazio.
"Quando si trascina un oggetto su una superficie, l'interfaccia si
scalda. Con JOULE-II siamo stati in grado di misurare direttamente
le due regioni trascinate una sull'altra, la prima essendo la
ionosfera e l'altra l'atmosfera terrestre", ha osservato David
Knudsen, che ha diretto la ricerca e firma un articolo pubblicato
sul
Journal of Geophysical Research.
Finora i dati relativi a questa regione "di confine" erano
estremamente scarsi, dato che essa è situata troppo in alto per
essere raggiunta da palloni sonda e troppo in basso per i satelliti.
"E' solo la seconda volta che si riesce ad avere misure diretta dei
flussi di particele cariche in questa regione, ed è la prima in cui
sono stati presi in esame tutti gli elementi interessanti, ivi
inclusi quelli riguardanti i vento dell'alta stratosfera".
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10
APRILE
2009:
Nuove immagini de
L'Aquila dalla Cosmo-SkyMed
Nella mappa satellitare
della città sono distinguibili le aree maggiormente lesionate

Continua il lavoro di
acquisizione di immagini
satellitari sull’area colpita
dal terremoto abruzzese da parte
del team di COSMO-SkyMed, il
sistema satellitare dell’Agenzia
Spaziale Italiana e del
Ministero della Difesa. Nuove
riprese radar effettuate il 9
aprile hanno consentito,
attraverso la sovrapposizione
con immagini della stessa area
riprese il 22 marzo, una
ulteriore analisi di change
detection, basata
sull’attribuzione di falsi
colori ai dati pre e post sisma.
L’immagine a sinistra mostra l’intera
area della città de L’Aquila: il
colore verde indica le zone che
hanno mantenuto lo stesso valore
di ampiezza del segnale radar
nell’immagine pre e post sisma,
e quindi che non evidenziano
cambiamenti significativi. In
blu è indicata invece la
differenza tra le due ampiezze:
sono zone che hanno subito
danneggiamenti più o meno
significativi.

Nell'immagine a
destra è
visibile un dettaglio, ottenuto con la stessa
tecnica, dell'area circostante la basilica di
Collemaggio. La macchia blu visibile quasi al centro
esatto dell'immagine indica la parte della basilica
crollata dopo la scossa dela notte tra domenica e
lunedì.
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7
APRILE
2009:
Un
satellite per contribuire ai soccorsi nel terremoto
in Abruzzo
(articolo ed immagine Vito Lecci di Salve)

In questo giorno così
nefasto per la storia
del nostro Paese, col
cuore greve, tutti ci
sentiamo vicini a quanti
hanno perso un tetto, o
peggio ancora amici e
parenti nel tragico
terremoto che ha colpito
l’Abruzzo.
Su richiesta del
Dipartimento della
Protezione Civile è
stato utilizzato il
satellite COSMO-Skymed,
parte di una
costellazione di quattro
satelliti per
l’osservazione della
Terra, voluto
dall’Agenzia Spaziale
Italiana e dal Ministero
della Difesa.
Il satellite è stato
riprogrammato per
riprendere l’area del
disastro al fine di
valutarne l’entità e
venire in aiuto alla
Protezione Civile.
Speriamo davvero che la
tecnologia possa aiutare
il già duro lavoro dei
soccorritori a salvare
le vite di TUTTI coloro
che, in questo momento,
sono ancora sotto le
macerie.
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5
APRILE
2009:
Dalla sonda Cassini le
bellissime immagini di Titano
Le
ultime immagini inviate dalla luna
di Saturno a 3 miliardi e mezzo di
chilometri dalla Terra

Titano, la luna
di Saturno, non
l’avevamo mai
vista così: cime
di montagne che
arrivano a 1200
metri di
altitudine,
spesse colate
probabilmente
uscite da
vulcani
ghiacciati, dune
alte 100 metri
che la
attraversano da
una parte
all’altra. Ora,
grazie al lavoro
della sonda
Cassini-Huygens,
frutto
dell’impegno di
NASA, ESA e ASI,
disponiamo di
una
aggiornatissima
mappa a volo di
uccello di
questa remota
parte del nostro
sistema solare.
Tra le scoperte
più
interessanti,
c'è anche quella
di una
minuscola luna,
nascosta tra gli
anelli di
Saturno,
battezzata
Moonlet. Cassini
l'ha fotografata
a più riprese,
ricostruendone
la traettoria.
Per ‘coprire’
quasi il due per
cento della
superficie di
Titano sono
stati necessari
19 flybys sul
satellite.
“Abbiamo potuto
mappare cose –
spiega
Randy Kirk,
membro del
‘radar team’ di
Cassini – che a
me fanno
decisamente
pensare alla
Terra: grandi
mari, piccoli
laghi, fiumi,
letti
prosciugati e
colate di lava”.
Kirk ha
presentato i
risultati di
questo complesso
lavoro di
mappatura,
realizzato
assieme al
Centro dell’Astrogeology
Science Center
at the U.S.
Geological
Survey in
Flagstaff,
Arizona, alla
Lunary and
Planetary
Conference
tenutasi alle
Woodlands, in
Texas.
Ecco
alcune delle
immagini più
recenti di
Titano riprese
da Cassini

Belet: l'immagine mostra il mare di sabbia equatoriale di Titano chiamato "Belet".

Ganesa Macula: l'area circolare all'estrema destra dell'immagine, conosciuta come Ganesa Macula, è vasta circa 180 chilometri

Hotei Arcus: coppia di immagini che mostra flussi di lava che sembrerebbero rivelare la presenza di vulcani ghiacciati.
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2 APRILE
2009:
E' partita la maratona
di "100 ore di Astronomia"
Cinque
giorni, 24 ore su 24, collegamenti con tutto il
mondo scientifico per l'anno internazionale

«100 Ore di
Astronomia» nell'Anno Internazionale
dedicato dall'Onu alla scienza che
studia i misteri dell'Universo, le
stelle, i pianeti. Parte l'appuntamento
mondiale più rilevante con l'astronomia,
la maratona di 100 ore che coinvolgerà,
in contemporanea, tutti i Paesi
partecipanti all'International Year of
Astronomy2009 (IYA2009). L'iniziativa è
di fatto una celebrazione lunga 5 giorni
pensata per avvicinare, 24 ore su 24, in
tutto il mondo il grande pubblico
all'astronomia.
WEBCAST DAGLI OSSERVATORI- Si parte
con una cerimonia ufficiale dedicata a
Galileo Galilei e alle sue scoperte, dal
Franklin Institute di Philadelphia. il
programma della maratona è in parte
trasmesso sul web, via «webcast», in
diretta su
http://www.ustream.tv/channel/100-hours-of-astronomy.
Venerdì sono previste 24 ore consecutive
di webcast da grandi osservatori
internazionali guidati direttamente dai
ricercatori che vi lavorano. Quindi,
sabato 4 aprile, sono in programma 24
ore di osservazioni pubbliche e gratuite
ai telescopi, e infine, domenica 5
aprile, è prevista la celebrazione del
Sole e della sua importanza essenziale
per la vita del nostro Pianeta.
COLLEGAMENTO CON L'ITALIA - Durante
il webcast del 3 aprile, intitolato
«Attorno al mondo in 80 telescopi», alle
18:20, ci sarà anche un collegamento con
l'Osservatorio Gravitazionale Europeo
(Ego) di Cascina, in cui i ricercatori
impegnati nella struttura parleranno
delle loro ricerche. Ego è un
ossevatorio fondato dall'Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare italiano e
dal Centre National del la Recherche
Scientifique francese, per ospitare
l'interferometro Virgo, per la
rivelazione delle onde gravitazionali,
quelle piccole increspature dello
spazio-tempo, generate da violenti
eventi astrofisici, come i esplosioni di
supernovae o collisioni di buchi neri. «Virgo,
con i suoi bracci di 3 km adagiati sulla
pianura pisana, -spiega l'Infn- sará
capace di captare questi deboli fremiti
dell'universo, estendendo il suo "udito"
anche a una parte della "materia oscura"
invisibile ai telescopi». La
Collaborazione Scientifica Virgo è
guidata dall'italiano Francesco Fidecaro,
del Dipartimento di Fisica di Pisa.
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