Talete
di Mileto
Talete di Mileto (Mileto 626 ca. - 548
ca. a.C.), filosofo greco; secondo la tradizione, inaugurò la filosofia
greca. Dopo numerosi viaggi in Egitto e a Babilonia, dove acquisì numerose
cognizioni matematiche, divenne famoso per la sua conoscenza
dell'astronomia predicendo un'eclissi solare nel 585 a.C. Si dice inoltre
che abbia introdotto la geometria in Grecia. Secondo Talete, il principio
originario (arché) di tutte le cose è l'acqua, da cui ogni ente
deriva e in cui ogni fenomeno naturale si risolve. In precedenza, per
spiegare la natura dell'universo si ricorreva al mito: riconducendo
l'origine del cosmo a una sostanza fisica permanente, che è immutabile,
pur nel modificarsi dei suoi attributi, Talete segnò la nascita del
pensiero scientifico.
Talete non
ha lasciato scritti e il suo pensiero ci è noto grazie alla tradizione
indiretta, in particolare attraverso un passo della Metafisica di
Aristotele.
Pitagora
L'astronomia dei pitagorici
segnò una svolta nel pensiero scientifico antico, poiché essi posero le
basi dell'ipotesi eliocentrica. Già Filolao, nel V secolo a.C., propose un
modello cosmologico che negava il geocentrismo; ma Aristarco, a cavallo
tra IV e III secolo a.C., formulò a tutti gli effetti una teoria
eliocentrica, concependo la Terra come una sfera rotante con gli altri
pianeti attorno a un fuoco centrale.
I pitagorici spiegarono
l'ordine dell'universo come un'armonia di corpi contenuti da un'unica
sfera, che si muovono secondo uno schema numerico: poiché essi
rappresentavano i corpi celesti reciprocamente separati da intervalli
corrispondenti alle lunghezze armoniche delle corde sonore, ritennero che
il movimento dei pianeti producesse un suono, l'"armonia delle sfere".
Filolao di Crotone
Filolao di Crotone (V secolo a.C.),
filosofo, astronomo e matematico greco, uno dei maggiori esponenti della
scuola pitagorica. Scarsissime le notizie biografiche sul suo conto;
sappiamo che scrisse un trattato Sulla natura, del quale ci restano
alcuni frammenti. Secondo la tradizione, elaborò un modello cosmologico
che negava il geocentrismo, teorizzando l’esistenza di un fuoco, posto al
centro dell’universo, intorno a cui ruotano, oltre alla Terra, le sfere
del Sole, della Luna e dei cinque pianeti conosciuti, nonché un ipotetico
corpo celeste chiamato Antiterra.
Eudosso di Cnido
Eudosso di Cnido (Cnido 408 - Cizico 355
a.C.), astronomo e matematico greco che offrì importanti contributi al
campo della geometria e propose per primo la spiegazione sistematica dei
moti del Sole, della Luna e dei pianeti. Eudosso nacque in Asia Minore e
fu allievo del tiranno seguace di Pitagora, Archita di Taranto; studiò poi
per breve tempo filosofia e matematica con Platone, poi astronomia a
Eliopoli (Egitto). Successivamente fondò la sua scuola a Cizico.
A Eudosso
viene spesso attribuita la scoperta del fatto che l'anno solare è lungo 6
ore in più dei 365 giorni; egli elaborò inoltre, ottenendo un discreto
successo predittivo, un modello del sistema solare basato su una complessa
disposizione di 27 sfere rotanti per spiegare i moti del Sole, della Luna
e dei pianeti. Eudosso ebbe anche importanti intuizioni nel campo della
matematica: spetterebbe a lui la scoperta di buona parte della geometria
che venne successivamente esposta negli Elementi, il trattato di
matematica opera del matematico greco Euclide.
Aristarco di Samo
Aristarco di Samo (310 ca. - 250 ca. a.C.),
filosofo, astronomo e matematico greco. Appare negli scritti di Archimede
quale uno dei primi sostenitori di una teoria eliocentrica – in contrasto
con le dottrine filosofiche e religiose del tempo – che poneva il Sole al
centro dell'universo e la Terra in rotazione intorno a esso. Nell'unica
sua opera giunta fino a noi, Sulle dimensioni e distanze del Sole e
della Luna, l'astronomo definì un metodo per la misura delle distanze
relative del Sole e della Luna dalla Terra, ma la mancanza di strumenti
accurati lo condusse a risultati affetti da sensibili errori.
Tolomeo
Tolomeo (100 - 178 ca. d.C.), astronomo,
geografo e matematico greco. Da antiche fonti si sa che trascorse la
maggior parte della sua vita presso il tempio serapeo di Canopo, vicino ad
Alessandria d'Egitto, svolgendo le osservazioni che costituirono la base
per lo sviluppo della sua teoria astronomica.
La prima e più nota opera di Tolomeo, intitolata originariamente Megalé
mathematiké sýntaxis (Grande sistema matematico), venne tradotta in
arabo col titolo di Al-Majisti. Le traduzioni latine eseguite in
Europa nel corso del Medioevo riportarono il titolo Almagesto, con
il quale essa è giunta fino a noi.
Nell'Almagesto Tolomeo
propose una teoria che, assumendo la Terra immobile e al centro
dell'universo, descrive in termini geometrici e matematici i moti
apparenti e le posizioni dei cinque pianeti allora conosciuti, del Sole e
della Luna inglobati nella sfera delle stelle fisse.
Elaborato sulla base dei dati raccolti dai suoi predecessori, e in
particolare da Ipparco, il sistema tolemaico prevede che i corpi celesti,
quali la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove e Saturno, ruotino
intorno alla Terra percorrendo orbite perfettamente circolari, dette
deferenti. Per spiegare le irregolarità osservate nei moti dei pianeti e i
cambiamenti di dimensione e di luminosità dei corpi celesti, Tolomeo
sostenne che solo il Sole percorresse il proprio deferente con moto
uniforme, e che la Luna, e in generale gli altri pianeti, si muovessero su
dei cerchi, detti epicicli, i cui centri si muovevano a loro volta sui
relativi deferenti.
Il sistema tolemaico con la complessa teoria degli epicicli poteva
giustificare la maggior parte delle osservazioni astronomiche dell'epoca e
rimase incontrastato fino al XVI secolo, quando l'astronomo polacco
Niccolò Copernico rifiutò il sistema geocentrico, enunciando la
rivoluzionaria teoria eliocentrica.
Galilei,
Galileo
Galilei, Galileo (Pisa 1564 - Arcetri,
Firenze 1642), fisico, astronomo e filosofo italiano; insieme
all'astronomo tedesco Keplero, è considerato uno dei fondatori della
rivoluzione scientifica del XVII secolo, culminata nell'opera di Isaac
Newton.
Il disaccordo con l'autorità ecclesiastica, in seguito alla sua adesione
alle tesi copernicane, l'obbligo di abiurare e la condanna che ne seguì
hanno fatto di Galileo il simbolo della difesa del diritto della scienza a
"ricercare" la verità, rifiutando qualsiasi limitazione da parte delle
autorità.
Figlio del musicista Vincenzo, Galileo ricevette la prima formazione
culturale presso i monaci di Vallombrosa; nel 1580 si iscrisse alla
facoltà di medicina dell'Università di Pisa, ma il maturare di nuovi
interessi per la filosofia e la matematica lo spinse ad abbandonare gli
studi intrapresi e a dedicarsi a queste discipline. Nel periodo successivo
lavorò ad alcuni scritti sull'idrostatica e sui moti naturali, che non
furono pubblicati. Nel 1589 divenne professore di matematica a Pisa, dove
iniziò la critica del pensiero aristotelico: si dice che per dimostrare ai
suoi allievi l'errore del filosofo greco, secondo il quale la velocità di
caduta di un corpo era proporzionale al suo peso, egli abbia lasciato
cadere contemporaneamente due oggetti di peso diverso dalla Torre
pendente. Nel 1592 ottenne la cattedra di matematica all'Università di
Padova, dove rimase per diciotto anni.
Nell'ambiente stimolante della città, Galileo inventò un "compasso"
geometrico-militare per calcolare la soluzione di problemi balistici, e
realizzò numerosi esperimenti che lo condussero alla scoperta delle leggi
che regolano la caduta libera dei gravi; studiò il moto dei pendoli e
alcuni problemi di meccanica. Per quanto riguarda l'astronomia, egli
dichiarò la sua adesione alla teoria copernicana sin dal 1597 e, in
contrapposizione alla concezione geostatica del cosmo elaborata da
Tolomeo, addusse una teoria delle maree che assumeva il movimento della
Terra. L'invenzione del cannocchiale, nel 1609, rappresentò una svolta
nella sua attività scientifica: perfezionò lo strumento e lo utilizzò per
precise osservazioni astronomiche, che culminarono nella scoperta di
montagne e crateri sulla Luna, della Via Lattea come ammasso di stelle e
dei quattro maggiori satelliti di Giove. Pubblicò le sue scoperte nel
marzo 1610 con il Sidereus Nuncius.
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L'ELIOCENTRISMO E LA
CONDANNA ECCLESIASTICA |
La fama che ne trasse gli procurò il posto di matematico e filosofo di
corte a Firenze, dove, libero dagli impegni dell'insegnamento, si dedicò
alla ricerca e alla stesura delle sue opere. L'osservazione delle fasi di
Venere (1610) rappresentò una convincente conferma dell'ipotesi
copernicana. La sua critica alla teoria di Aristotele sulla perfezione dei
cieli innescò un'accesa polemica con l'ambiente filosofico; il contrasto
con i teologi si inasprì ulteriormente con la pubblicazione, nel 1612, di
un'opera sulle macchie solari in cui Galileo faceva aperta professione
delle teorie copernicane, considerate eretiche perché in contraddizione
con il contenuto della Bibbia. Nel 1614 un sacerdote fiorentino denunciò i
seguaci di Galileo dal pulpito. Galileo rispose con una lunga lettera,
nella quale affermava che il conflitto tra il pensiero scientifico e
l'interpretazione dei testi sacri non era sintomo di una duplice verità:
occorreva invece distinguere fra il significato anzitutto morale e
salvifico delle Sacre Scritture, le quali ricorrevano anche a un
linguaggio immaginoso per farsi comprendere dal popolo, e la ricerca
scientifica, che deve basarsi esclusivamente sulle "sensate esperienze" –
le osservazioni dei sensi – e le "certe dimostrazioni", le dimostrazioni
di tipo matematico.
All'inizio del 1616, i libri di Copernico furono sottoposti a censura per
editto e il cardinale gesuita Roberto Bellarmino intimò a Galileo di
ripudiare la teoria sul moto della Terra. Galileo restò in silenzio per
anni, lavorando a un metodo per determinare le longitudini sul mare in
base alla posizione – da lui prevista – dei satelliti di Giove e
riprendendo gli studi precedenti sulla caduta dei corpi. Espose le sue
idee sul metodo scientifico nel Saggiatore (1623), un'opera sul
fenomeno delle comete, che fu benevolmente accolta dal nuovo pontefice
Urbano VIII. Nel 1624, incoraggiato dal credito ottenuto, mise mano a
un'opera che voleva chiamare Dialogo sulle maree, nella quale
riprendeva ed esaminava le teorie tolemaica e copernicana in relazione
alla fisica delle maree. Nel 1630 il libro ricevette il visto per la
stampa dai censori della Chiesa di Roma e fu pubblicato due anni dopo a
Firenze con il titolo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.
Nonostante l'opera avesse ricevuto due visti ufficiali, Galileo venne
convocato a Roma dall'Inquisizione, che lo processò per "grave sospetto di
eresia". L'accusa si fondava sul fatto che il cardinale Bellarmino, nel
1616, gli aveva personalmente ordinato di non discutere più le tesi di
Copernico, né verbalmente, né per iscritto: in risposta all'accusa,
Galileo presentò un documento firmato dal cardinale stesso, ormai morto,
che lo liberava dal vincolo. Nessun documento contraddittorio fu mai
trovato, ma ciononostante nel 1633 Galileo fu costretto ad abiurare, e
venne condannato al carcere a vita (pena che fu rapidamente commutata
negli arresti domiciliari permanenti ad Arcetri). Fu ordinato, inoltre,
che il Dialogo venisse bruciato e che la sentenza contro lo
scienziato fosse letta pubblicamente in tutte le università.
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IL CONTRIBUTO DI
GALILEO ALLA SCIENZA |
L'ultimo libro di Galileo, Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno
a due nuove scienze attinenti alla meccanica, pubblicato nel 1638 a
Leida, in Olanda, riesamina e perfeziona gli studi precedenti sul
movimento e, in generale, i principi della meccanica. Quest'opera aprì la
strada che avrebbe portato Newton a formulare la legge della gravitazione
universale, collegando le leggi di Keplero sui pianeti alla
fisica-matematica di Galileo.
Galileo gettò le basi del moderno metodo scientifico, che collega
strettamente l'osservazione dei fenomeni naturali, il ricorso alla
matematica per la formulazione delle leggi scientifiche e la verifica
sperimentale, e soprattutto fornì la prima interpretazione della natura in
senso rigorosamente quantitativo, basandosi sullo studio delle proprietà
geometriche e meccaniche dei corpi – l'estensione, la figura, il movimento
– e prescindendo, in prima istanza, dalle loro qualità "secondarie" o
soggettive, quali colori, suoni, odori. Grande è stata la sua influenza
sui posteri dal punto di vista filosofico, specie con le opere Sidereus
Nuncius e Dialogo, relativamente minori per il contenuto
scientifico, ma eccezionale testimonianza della lotta condotta per
liberare la ricerca scientifica dai vincoli rappresentati dalle
interferenze teologiche.
Intorno al 1870, con la pubblicazione completa dei documenti del processo
a Galileo, l'intera responsabilità della condanna dello scienziato fu
attribuita alla Chiesa, trascurando il ruolo svolto dai professori di
filosofia del tempo che, per primi, persuasero i teologi del contenuto
eretico della scienza di Galileo. Un'indagine sulla condanna
dell'astronomo, con la richiesta di cancellarla, fu ordinata nel 1979 da
papa Giovanni Paolo II e si concluse nell'ottobre del 1992 con il
riconoscimento, da parte della commissione papale, dell'errore del
Vaticano.
Keplero, Giovanni
Keplero, Giovanni Nome italianizzato di
Johannes Kepler (Weil, Württemberg 1571 - Ratisbona 1630), astronomo e
filosofo tedesco. Convinto sostenitore della teoria copernicana, riconobbe
la natura ellittica delle orbite percorse dai pianeti e formulò le tre
leggi che regolano il moto planetario note come leggi di Keplero.
Di modeste
origini, fu inizialmente avviato all'attività artigianale. Costretto dalla
debole costituzione ad abbandonare il lavoro, iniziò gli studi teologici e
umanistici presso il seminario di Tubinga, dove contemporaneamente
frequentò le lezioni di matematica di Michael Mästlin, seguace della
teoria eliocentrica sviluppata dall'astronomo polacco Niccolò Copernico.
Convinto che la semplicità della disposizione planetaria ipotizzata da
quest'ultimo corrispondesse alla perfezione del disegno divino
dell'universo, Keplero accettò immediatamente l'ipotesi copernicana. Nel
1594 lasciò Tubinga per trasferirsi a Graz dove, oltre a dedicarsi
all'insegnamento della matematica, assunse l'incarico di compilare
almanacchi annui che gli procurarono vasta fama. Durante quel periodo,
elaborò una complessa ipotesi geometrica per spiegare le distanze tra le
orbite planetarie, che erroneamente credette circolari. Suppose che i
pianeti fossero vincolati a muoversi lungo le loro orbite per effetto di
una forza esercitata dal Sole, e illustrò gli studi relativi a questa
teoria in un trattato dal titolo Mysterium Cosmographicum: quest'opera,
pubblicata nel 1596, rappresenta la prima esposizione completa e
convincente dei vantaggi geometrico-matematici della teoria copernicana.
Nel 1600 si
trasferì a Praga, dove divenne assistente di Tycho Brahe. Alla morte
dell'astronomo danese, avvenuta l'anno successivo, Keplero gli succedette
nella carica di matematico imperiale e astronomo di corte dell'imperatore
Rodolfo II. Di questo periodo è l'importante trattato Astronomia Nova
(1609) nel quale, oltre ai calcoli per determinare l'orbita di Marte, sono
esposte le prime due leggi del moto planetario. La prima legge afferma che
le orbite dei pianeti sono ellissi, di cui il Sole occupa uno dei fuochi.
La seconda, detta anche "legge delle aree", afferma che il raggio vettore
che congiunge il Sole con un pianeta copre lungo l'orbita aree uguali in
tempi uguali; la conseguenza di questa legge è che un pianeta si muove più
rapidamente lungo i tratti dell'orbita più vicini al Sole.
Con la
morte dell'imperatore Rodolfo II, nel 1612, Keplero si trasferì a Linz,
dove si dedicò all'insegnamento e proseguì le sue ricerche. Pubblicò
l'opera Harmonices Mundi (1619), nella quale è enunciata la terza
legge del moto planetario: il rapporto tra il cubo della distanza media di
un pianeta dal Sole e il quadrato del periodo di rivoluzione è costante
per ogni pianeta.
Più o meno
nello stesso periodo iniziò la stesura (durata tre anni) dell'Epitome
Astronomiae Copernicanae, in cui riunì tutte le sue scoperte. Questo
testo, il primo manuale di astronomia basato sulla teoria copernicana, nei
tre decenni successivi ebbe una notevolissima influenza sugli astronomi
del tempo.
L'ultima
opera furono le Tabulae Rudolphinae (1625), basate sulle
osservazioni astronomiche di Brahe, che permettevano di calcolare la
posizione di un pianeta con estrema precisione, decisamente superiore
rispetto a quella raggiungibile con i mezzi allora in uso. L'opera di
Keplero, che segnò una vera e propria rivoluzione nello sviluppo
dell'astronomia e nella comprensione del moto planetario, fornì al
matematico e fisico Isaac Newton una solida base per la formulazione della
legge di gravitazione universale.
Keplero
diede anche un notevole contributo all'ottica, in particolare con la
Dioptrice (1611), nella quale espose i fondamenti di una teoria della
visione e della luce capace di legittimare sul piano concettuale il
cannocchiale di Galilei.
Newton, Isaac
Newton, Isaac (Woolsthorpe, Lincolnshire
1642 - Londra 1727), fisico e matematico inglese. Nel 1661 venne ammesso
al Trinity College di Cambridge, dove non frequentò regolarmente i corsi,
dedicandosi invece alla lettura dei trattati di filosofia, scienza
naturale e matematica dei più eminenti pensatori e scienziati dell'epoca.
Nel 1667 venne eletto "fellow" del Trinity College e nel 1669 divenne
professore di matematica, succedendo al suo maestro, Isaac Barrow. Gli
anni di Cambridge corrispondono all'apice della creatività di Newton,
particolarmente prodiga di scoperte e invenzioni. Dal 1684 al 1686 si
dedicò intensamente alla stesura dell'opera Philosophiae naturalis
principia mathematica (Principi matematici di filosofia naturale), più
nota come Principia, che venne pubblicata nel 1687. Nel 1671 fu
accolto tra i membri della Royal Society di Londra; nel 1703 ne divenne
presidente, carica a cui fu riconfermato annualmente per tutta la vita. La
sua opera principale sulla teoria della luce, Opticks, venne
pubblicata nel 1704.
Con la progressiva approvazione delle scoperte scientifiche e del metodo
di ricerca newtoniano da parte degli scienziati di tutta Europa, la sua
fama si accrebbe: specialmente nel periodo di pace seguito alla guerra di
successione spagnola, Newton divenne il più famoso filosofo naturale
d'Europa. Nel corso degli ultimi decenni della vita si dedicò alla
revisione delle sue opere principali, approfondì gli studi di storia
antica e si impegnò a difendere dalle critiche le sue dottrine
scientifiche. Proseguì inoltre lo svolgimento delle sue mansioni
ufficiali, come direttore della Zecca di Stato e presidente della Royal
Society. Dopo la morte venne tumulato con tutti gli onori nell'abbazia di
Westminster.
Nel 1664, ancora studente, Newton lesse le ricerche dei fisici inglesi
Robert Boyle e Robert Hooke sull'ottica e sulla luce e condensò le sue
osservazioni nelle Quaestiones quaedam philosophiae (Alcune
questioni di filosofia). Occupandosi del fenomeno della rifrazione della
luce in un prisma di vetro, effettuò nell'arco di alcuni anni una serie di
esperimenti che lo condussero alla formulazione di ipotesi teoriche sulla
natura del colore, supportate dalla formalizzazione dei risultati
sperimentali in termini matematici: scoprì che la luce bianca si compone
di più colori (che si dispiegano nell'arcobaleno e nello spettro), e che
le diverse componenti monocromatiche vengono rifratte secondo angoli
diversi quando incidono sulla superficie di separazione tra due mezzi
trasparenti. Inoltre collegò queste scoperte associando l'indice di
rifrazione ai colori primari e scoprì alcuni fenomeni di interferenza
della luce.
Nel 1666 scrisse il breve trattato A New Theory about Light and Colours
(Una nuova teoria della luce e dei colori), nel quale articolò le ipotesi
sui colori già formulate nelle Quaestiones. Nel 1670, con il corso
universitario di ottica (Lectiones opticae), approfondì
ulteriormente i risultati delle ricerche precedenti. L'anno successivo
Newton presentò ufficialmente alla Royal Society le sue teorie sulla luce
e sul colore; la pubblicazione compendiosa e succinta delle sue teorie
provocò critiche ostili e lettere polemiche, alle quali Newton rispose
sulle riviste scientifiche. Le osservazioni sulla relazione tra la
matematizzazione dei risultati e le osservazioni sperimentali di ottica
esposte nel suo sunto erano state espunte soprattutto a cagione delle
violente critiche di Hooke, mentre lo scetticismo di Christiaan Huygens e
il fallimento della ripetizione degli esperimenti newtoniani sulla
rifrazione, compiuta da Edme Mariotte (1681), gli provocarono per molto
tempo l'ostilità degli scienziati europei. In questo clima, Newton rimandò
la pubblicazione di Opticks, che fu terminato nel 1692.
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MECCANICA E
GRAVITAZIONE |
Secondo un aneddoto ormai leggendario, tra il 1665 e il 1666 Newton
comprese che il moto della Luna e di una mela erano riconducibili alla
medesima forza, vedendo cadere una mela nel suo frutteto: egli calcolò la
forza necessaria a mantenere la Luna nella sua orbita e la confrontò con
la forza che attrae un oggetto verso terra; calcolò anche la forza
centripeta necessaria a trattenere una pietra in una fionda in rotazione,
e il rapporto tra la lunghezza e il periodo di oscillazione di un pendolo.
Queste prime osservazioni non vennero sfruttate da Newton, nonostante egli
si fosse occupato di astronomia e dei problemi relativi al moto dei
pianeti. Tuttavia, la corrispondenza tenuta con Hooke (1679-1680) riportò
Newton al problema della traiettoria di un corpo soggetto a una forza di
tipo centrale (la cui intensità dipende unicamente dalla distanza da un
punto fisso detto centro) e nell'agosto 1684 comunicò a Edmund Halley la
conclusione cui era pervenuto, inserendo le leggi di Keplero in un più
ampio sistema teorico basato sulla legge di gravitazione universale.
L'interesse manifestato dall'astronomo indusse Newton a dimostrare
nuovamente il risultato, poi a redigere un breve trattato di meccanica, e
infine i Principia, composti da tre libri.
Il primo libro getta le basi della meccanica e identifica nella
gravitazione il meccanismo che controlla il moto dei corpi; il secondo
espone la teoria dei fluidi e il terzo applica alla meccanica celeste la
legge di gravitazione esposta nel primo. Gli studi di Newton sulla
meccanica e la gravitazione vennero ampliati e approfonditi da altri
studiosi; la loro validità venne limitata solo nel XX secolo con
l'affermazione della teoria della relatività e la nascita della teoria
quantistica.
Copernico, Niccolò
Nome italianizzato di Nikolaj
Kopernik (Thorn 1473 - Frauenburg, odierna Frombork 1543), astronomo e
cosmologo polacco. Formulò l'ipotesi astronomica detta "teoria
eliocentrica", in base alla quale il Sole è immobile al centro
dell'universo e la Terra gira nell'arco dell'anno attorno al Sole (vedi
Sistema copernicano).
SISTEMA COPERNICANO
Le premesse fondamentali della
teoria copernicana consistono nell'ipotesi secondo cui la Terra ruota per
la durata di una giornata sul proprio asse e, nell'arco dell'anno, attorno
al Sole. Copernico dimostrò inoltre che i pianeti orbitano attorno al Sole
e che la Terra, ruotando, effettua una precessione sul proprio asse
(oscilla come una trottola). L'ipotesi copernicana manteneva numerose
caratteristiche della cosmologia tradizionale, incluse le sfere che
sostenevano i pianeti e le sfere finite più esterne che sostenevano le
stelle fisse. La teoria eliocentrica sul moto dei pianeti aveva tuttavia i
seguenti vantaggi: dava conto dell'apparente moto giornaliero e annuale
del Sole e delle stelle; forniva una spiegazione chiara del moto
retrogrado di Marte, Giove e Saturno, nonché il motivo per il quale
Mercurio e Venere non superavano mai una determinata distanza dal Sole. La
teoria copernicana affermava inoltre che la sfera delle stelle fisse era
immobile.
Un'altra importante caratteristica della teoria copernicana è che essa
consentiva una nuova disposizione dei pianeti in base ai loro periodi di
rivoluzione. Nell'universo di Copernico – diversamente da quanto accadeva
in quello di Tolomeo – maggiore è il raggio dell'orbita di un pianeta,
maggiore è il tempo impiegato dal pianeta per compiere un giro intorno al
Sole. L'idea che la Terra ruotasse intorno al Sole non era tuttavia
accettabile per la maggior parte degli studiosi del XVI secolo; alcune
parti della sua teoria furono adottate, mentre il fulcro fu ignorato o
comunque rifiutato.
Tra il 1543 e il 1600 i
copernicani costituivano una sparuta minoranza. La maggior parte di essi
era estranea all'ambiente accademico e operava presso le corti di
principi, nobili o sovrani; i più famosi, Galileo e l'astronomo tedesco
Giovanni Keplero, riconducevano il loro favore al sistema copernicano a
ragioni diverse. Nel 1588 una posizione intermedia fu sviluppata
dall'astronomo danese Tycho Brahe.
Dopo la condanna della teoria copernicana,
determinata dal primo processo intentato contro Galileo dalla Chiesa nel
1615-16, alcuni filosofi appartenenti all'ordine dei gesuiti rimasero
segretamente fedeli alle tesi copernicane, mentre altri adottarono il
sistema eliostatico di Brahe. Nel tardo XVII secolo, con l'avvento del
sistema della meccanica celeste proposto da Isaac Newton, i maggiori
pensatori inglesi, francesi, olandes
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Aldrin,
Edwin Eugene
Aldrin, Edwin Eugene (Montclair, New
Jersey 1930), astronauta statunitense. Uscito nel 1951
dall'Accademia militare degli Stati Uniti, prese parte alla guerra di
Corea come pilota di jet da combattimento. Dopo aver conseguito la laurea
in ingegneria astronautica al Massachusetts Institute of Technology (MIT),
nel 1963 aderì al programma di addestramento degli astronauti della NASA e
compì il suo primo volo nello spazio nel novembre 1966, durante la
missione Gemini 12.
Il 20
luglio 1969, membro dell'equipaggio della missione lunare Apollo 11
con Michael Collins e Neil Armstrong, fu il secondo uomo a posare il piede
sulla Luna.
Ritiratosi
dalla NASA e dall’esercito, nel 1993 Aldrin registrò un brevetto per un
progetto di base spaziale permanente. È titolare di un’azienda di
progettazione di razzi, la Starcraft Booster, Inc. e fondatore della
Sharespace Enterprises, un’organizzazione non profit volta a promuovere il
turismo spaziale.
Collins, Michael (astronauta)
Collins, Michael (astronauta) (Roma
1930), astronauta statunitense. Terminati gli studi all'Accademia militare
degli Stati Uniti, prestò servizio come pilota collaudatore
dell'aeronautica militare presso la Edwards Air Force Base di Lancaster,
in California; nel 1963, entrò nel gruppo degli astronauti della NASA e
compì il primo volo nello spazio con la missione Gemini 10 (1966).
Il 20 luglio 1969, uno dei tre membri dell'equipaggio dell'Apollo 11,
pilotò il modulo di comando mentre l'astronauta Neil Armstrong e il
colonnello dell'aeronautica Edwin Aldrin compirono il primo sbarco sulla
Luna.
Glenn,
John Herschell
Glenn, John Herschell (Cambridge, Ohio
1921), astronauta e senatore statunitense. Pilota nel corpo dei
Marines, combatté nella seconda guerra mondiale e nella guerra di Corea,
prendendo parte a 149 missioni. Il 20 febbraio 1962, Glenn fu il primo
americano a compiere un'orbita intorno alla Terra nello spazio, a bordo
della navicella Mercury-Friendship 7. Il volo di tre orbite coprì
approssimativamente 130.000 km e durò 4 ore e 55 minuti.
Nel 1974 fu
eletto senatore per il Partito democratico; venne riconfermato in carica
per quattro mandati consecutivi e nel 1984 lottò senza successo per
ottenere la candidatura per il Partito democratico alla carica di
presidente degli Stati Uniti.
Il 29
ottobre 1998, John Glenn, all’età di 77 anni, è tornato nello spazio a
bordo dello Shuttle Discovery della NASA, prestandosi a fare da cavia per
esperimenti sugli effetti fisiologici dell’assenza di gravità. Glenn è
stato sottoposto a misure prima e dopo il volo, per rilevare la
percentuale di tessuto muscolare e osseo persi durante la permanenza nello
spazio (circa due settimane), nonché a esperimenti sulla qualità del sonno
effettuati a bordo della navicella. Gli effetti sui tessuti umani della
permanenza nello spazio per tempi prolungati sono simili a quelli
provocati dall’avanzare dell’età: si manifestano, ad esempio, osteoporosi,
anemia e indebolimento della muscolatura. Con questa missione, la NASA e
l’Istituto Nazionale Statunitense di Geriatria hanno inaugurato una serie
di ricerche biologiche e biomediche da eseguire nello spazio, che
dovrebbero permettere, da un lato, agli astronauti di soffrire meno per le
conseguenze della loro attività spaziale e, dall’altro, di allargare le
conoscenze sulle cause dell’invecchiamento.
Shepard,
Alan Bartlett Jr
Shepard, Alan Bartlett Jr (East Derry,
New Hampshire 1923-1998), astronauta statunitense. Studiò presso
l'Accademia navale degli Stati Uniti; dopo aver conseguito la laurea e
il brevetto di guardiamarina nel 1944, durante la seconda guerra
mondiale prestò servizio su un cacciatorpediniere.
Il 5 maggio
del 1961 Shepard fu il primo americano a viaggiare nello spazio, a bordo
della minuscola capsula Mercury-Freedom, che raggiunse
un'altitudine di 185 km nel corso di un volo suborbitale della durata di
15 minuti. Nel febbraio del 1971 divenne il comandante della missione
lunare dell'Apollo 14, durante la quale allunò con il LEM insieme
al collega Edgar D. Mitchell.
Vedi
anche Esplorazione dello spazio.
Gagarin, Jurij
Alekseevič
Gagarin, Jurij Alekseevič (Gžatsk,
Smolensk 1934 - Mosca 1968), cosmonauta sovietico. Dopo aver conseguito il
diploma della scuola professionale, frequentò il centro di formazione dei
cadetti dell'aeronautica sovietica di Orenburg, dove fu promosso pilota
nel 1957. Il 12 aprile 1961 Gagarin, allora maggiore dell'aeronautica, fu
il primo uomo a volare nello spazio compiendo con la navicella spaziale
Vostok (successivamente denominata Vostok 1) un'intera orbita
intorno alla Terra a una velocità di 27.400 km/h. Durante il volo, durato
1 ora e 48 minuti, la navicella descrisse una traiettoria ellittica con un
apogeo di 302 km e un perigeo di 175 km. Morì in un incidente di volo nei
dintorni di Mosca, durante il collaudo di un velivolo.
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